Il Segreto di Pulcinella
Riflessione di un esperto dell'industra della bici mondiale:
- I concorrenti italiani non vanno mai ostacolati, semmai vanno assecondati: sanno come rovinarsi da soli-
La situazione dell' industria non é delle piu' rosee. La produzione di biciclette è scesa nel 2005 ai livelli minimi e così pure l'esportazione (2,5-1,3 milioni di pezzi;qualche anno fa i dati erano rispettivamente 6,1-3,7 mln. di pezzi). Le importazioni naturalmente non fanno altro che crescere, mentre i consumi sono in stallo (I soldi, dispersi in strategie di comunicazione velleitarie ed in lobbismi di maniera, non sono mai riusciti a schiodare l'acquisto annuo oltre le 35 bici per 1000 abitanti). La produzione di componenti, il cuore dell'industria manifatturiera, è in caduta libera. Le pipelines con l'Italia sono quasi inaridite mentre quelle aperte in esenzione antidumping Cina lavorano in tutta Europa al massimo della pressione. A peggiorare la situazione, è stata inspiegabilmente lasciata mano libera ad alcuni piccati inesperti di politiche industriali. Costoro, invece di promuovere e far evolvere il Made in Italy, proteggendo il piu' possibile le attività manifatturiere in Italia e le esportazioni italiane in Europa, si sono incautamente buttati a scimmiottare paesi con struttura economica diversa da quella italiana e ben più attrezzati di noi nelle attività di trading. Con fiere ed iniziative di commercio estero si è promossa la vendita di prodotti finiti verso i mercati del Far East, Cina compresa, offrendo in cambio imprudenti aperture di reciprocità al Mercato Unico.
E' stato come portare a vendere i vasi a Samo. Oltretutto anche da noi, dato che non si poteva più ricorrere alle disinvolte svalutazioni competitive di una volta, si é dato corso ad un out-sourcing selvaggio e caotico che è servito solo a rompere definitivamente la schiena ai pochi ancora rimasti a produrre in Italia.
Gli assemblers ed i traders tedeschi, olandesi, inglesi, che sono più bravi di noi nel fare out-sourcing, ci hanno sostituiti con gli Orientali, sfilandoci quote molto consistenti su tutti i mercati europei, compresi quelli in cui eravamo import leaders. Anche se sono aumentate di qualcosa, le esportazioni di prodotto finito verso il Far East non riusciranno mai a compensare le perdite di export subìte in Europa. Gli economisti dicono: Se metà della popolazione cinese diventasse improvvisamente ricca come quella giapponese, e ogni cinese spendesse 18 euro per comprare beni di consumo italiani, potremmo esportare in Cina al massimo 12 miliardi di euro, la metà di quello che oggi vendiamo alla Spagna. La cosa sta assumendo i contorni di una vera e propria truffa, come molti analisti (vedi Fondazione Edison) ormai denunciano apertamente, senza più temere il rischio di spiacevoli ritorsioni da parte dell'establishment (che ha smesso di parlare di 'Cina come opportunità').
Il segreto di Pulcinella consiste proprio in questo: nel resto d'Europa tutti conoscevano da anni questa situazione, anche molto prima della riunione spontanea dell'8 febbraio 2003, a Bologna. Tutti però hanno preferito assecondare i più spregiudicati tra i decision-makers italiani: ci avrebbero pensato loro a rovinare tutto; compreso il far fuori con ogni mezzo più o meno corretto e svillaneggiare chi aveva avuto il coraggio di lanciare l'allarme quando ancora si poteva fare qualcosa.
- I concorrenti italiani non vanno mai ostacolati, semmai vanno assecondati: sanno come rovinarsi da soli-
La situazione dell' industria non é delle piu' rosee. La produzione di biciclette è scesa nel 2005 ai livelli minimi e così pure l'esportazione (2,5-1,3 milioni di pezzi;qualche anno fa i dati erano rispettivamente 6,1-3,7 mln. di pezzi). Le importazioni naturalmente non fanno altro che crescere, mentre i consumi sono in stallo (I soldi, dispersi in strategie di comunicazione velleitarie ed in lobbismi di maniera, non sono mai riusciti a schiodare l'acquisto annuo oltre le 35 bici per 1000 abitanti). La produzione di componenti, il cuore dell'industria manifatturiera, è in caduta libera. Le pipelines con l'Italia sono quasi inaridite mentre quelle aperte in esenzione antidumping Cina lavorano in tutta Europa al massimo della pressione. A peggiorare la situazione, è stata inspiegabilmente lasciata mano libera ad alcuni piccati inesperti di politiche industriali. Costoro, invece di promuovere e far evolvere il Made in Italy, proteggendo il piu' possibile le attività manifatturiere in Italia e le esportazioni italiane in Europa, si sono incautamente buttati a scimmiottare paesi con struttura economica diversa da quella italiana e ben più attrezzati di noi nelle attività di trading. Con fiere ed iniziative di commercio estero si è promossa la vendita di prodotti finiti verso i mercati del Far East, Cina compresa, offrendo in cambio imprudenti aperture di reciprocità al Mercato Unico.
E' stato come portare a vendere i vasi a Samo. Oltretutto anche da noi, dato che non si poteva più ricorrere alle disinvolte svalutazioni competitive di una volta, si é dato corso ad un out-sourcing selvaggio e caotico che è servito solo a rompere definitivamente la schiena ai pochi ancora rimasti a produrre in Italia.
Gli assemblers ed i traders tedeschi, olandesi, inglesi, che sono più bravi di noi nel fare out-sourcing, ci hanno sostituiti con gli Orientali, sfilandoci quote molto consistenti su tutti i mercati europei, compresi quelli in cui eravamo import leaders. Anche se sono aumentate di qualcosa, le esportazioni di prodotto finito verso il Far East non riusciranno mai a compensare le perdite di export subìte in Europa. Gli economisti dicono: Se metà della popolazione cinese diventasse improvvisamente ricca come quella giapponese, e ogni cinese spendesse 18 euro per comprare beni di consumo italiani, potremmo esportare in Cina al massimo 12 miliardi di euro, la metà di quello che oggi vendiamo alla Spagna. La cosa sta assumendo i contorni di una vera e propria truffa, come molti analisti (vedi Fondazione Edison) ormai denunciano apertamente, senza più temere il rischio di spiacevoli ritorsioni da parte dell'establishment (che ha smesso di parlare di 'Cina come opportunità').
Il segreto di Pulcinella consiste proprio in questo: nel resto d'Europa tutti conoscevano da anni questa situazione, anche molto prima della riunione spontanea dell'8 febbraio 2003, a Bologna. Tutti però hanno preferito assecondare i più spregiudicati tra i decision-makers italiani: ci avrebbero pensato loro a rovinare tutto; compreso il far fuori con ogni mezzo più o meno corretto e svillaneggiare chi aveva avuto il coraggio di lanciare l'allarme quando ancora si poteva fare qualcosa.
6 Comments:
Una fotografia drammatica che suona come un estremo campanello d'allarme.
Il presidente della Confindustria ha commentato durante l'ultima assemblea del 25 maggio: "Dobbiamo guardare ai mercati non dal punto di vista della domanda ma dell'offerta, con prodotti servizi tecnologie. Ogni volta che abbiamo seguito questo approccio il successo e' arrivato".
"L'Italia mantiene una forte vocazione industriale e manifatturiera ..."
Altro che perseverare nell'errore di soluzioni improvvisate con outsourcing e trading !!!
Luca
By Anonymous, at 12:09 PM
sicuramente una situazione reale... grave ma al momento, non
nell'immediato, non facilmente risolvibile, credo...
By Anonymous, at 2:36 AM
Un calcolo sbagliato quello dei 18 euro e dei 12 miliardi. La popolazione ricca (reddito medio superiore ai 100.000 euro l'anno) in Cina è di circa 100 milioni di persone; in India 300 milioni di persone.
La Spagna ha circa 40 milioni di abitanti, e non tutti guadagnano oltre i 100.000 euro l'anno. Se le esportazioni in Spagna sono di circa 24 miliardi di euro l'anno, in Cina e India possono essere 10 volte di più...perchè solo prodotti da 18 euro?
By Anonymous, at 1:04 AM
Commento al commento qui sopra:
I conti fatti sono giusti.
Attualmente il Giappone spende 18 euro ad abitante per merci provenienti dall'Italia.Se metà della popolazione cinese, circa 666 milioni di persone, spendesse a testa quanto spendono a testa i Giapponesi si raggiungerebbe la cifra di 12 miliardi di Euro. La Spagna è citata per il totale dell'interscambio e non per la penetrazione di merci italiane che è molto, molto più alta..
By Anonymous, at 2:34 PM
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By Anonymous, at 8:38 PM
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By Anonymous, at 8:06 AM
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